di Michele Anselmi per Il Secolo XIX del 27/02/2010
Naturalmente ti spiegano che è solo una questione di palinsesto, bisogna trovare il momento giusto, proteggere il film dalla concorrenza, eccetera. Eppure succede questo: la Rai tiene in magazzino da oltre un anno la miniserie “Sanguepazzo” di Marco Tullio Giordana, regista del pluridecorato “La meglio gioventù”, e non lo manda in onda. Presentato a Cannes 2008, il film rievoca la vita esagerata, maledetta e violenta di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due divi di regime (fascista) fucilati dai partigiani a Milano, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per ordine di Sandro Pertini. Non fu un successo, il film, quando uscì nelle sale, a maggio di due anni fa: solo 540 mila euro. Ma potrebbe diventarlo in tv, due puntate di100minuti l’una. Il caso del tribolato “Sangue dei vinti” insegna: un disastro al cinema, un trionfo, con punte del 21%di share, su Raiuno.
E tuttavia “Sanguepazzo”, costo oltre 9 milioni, rimane avvolto da un velo di silenzio, da uno strano imbarazzo, forse legato alla densità scandalosa, tutta sesso e coca, che ispessisce l’avventura amorosa e politica dell’esecrata coppia, incarnata da Luca Zingaretti e Monica Bellucci. L’ex direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, annusando il rischio, ha preferito rinviarne la messa in onda; ora la patata bollente passa al suo successore, Mauro Mazza, e chissà che la pratica non acquisti velocità.
Di sicuro Giordana, alle prese con un complesso progetto sulla strage di Piazza Fontana, sente odore di bruciato. Per lui “Sanguepazzo” rischia di fare la stessa fine di “La meglio gioventù”, a lungo occultato dai dirigenti di viale Mazzini prima dell’incoronazione a Cannes. «La Rai lo tiene nel cassetto senza ragioni apparenti. Doveva andare in onda un anno fa, ma non è previsto in alcun palinsesto neanche per il 2010, e francamente fatico a comprenderne le ragioni. Un bizzarro modo di dilapidare il denaro» ha dichiarato a Malcom Pagani del “Fatto Quotidiano”. Se lo cerchi, precisa: «Mi sembra stupido che la politica metta voce sulla programmazione. Sono sconcertato.Mi rassegno ad essere un regista maledetto».
Come stanno realmente le cose? Il produttore Angelo Barbagallo è perplesso: «Risulta pure a me che non sia previsto a primavera. Certo, il tema è forte, ma non vedo problemi di censura. In fondo è stato pensato per la prima serata Raiuno». Anche il capostruttura Ivan Carlei sdrammatizza. Però anticipa che il film dovrà essere accompagnato dalla farfallina rossa, causa tema scabrosetto, e non sa fornire una data. «Il film è previsto: bisogna vedere quando. Ora parte la serialità lunga, magari maggio o giugno. A me pare bello, è anche un film che invita alla riconciliazione. Ma non posso garantire nulla».
Vero è che “Sanguepazzo”, sia pure rispettando i canoni della fiction popolare, si distacca da un certo stile piano e divulgativo caro alla Rai. Tanto da essersi meritato, nonostante la fede progressista del regista, sospetti di “revisionismo”. Morando Morandini ha scritto: «Non è facile capire perché Giordana l’abbia fatto. Separare il vero dal falso nell’adesione di Valenti (lei ne fu probabilmente succube per amore) alla Repubblica di Salò? Sollevare dubbi sulla loro esecuzione? Suggerire che anche durante la guerra civile 194345 fu forte il distacco tra la realtà e il modo con cui era percepita? Raccontare come avessero le carte in regola per diventare il capro espiatorio di una comunità, come colpevoli esemplari?».
Non che a destra sia stato più amato, ma del resto a Gasparri sembrò troppo morbido ed elusivo anche “Il sangue dei vinti”. In ogni caso, è storicamente acclarato che i due attori, certo viziosi sul piano dei comportamenti, sempre sul baratro, furono ingiustamente accusati di frequentare i torturatori della famigerata “banda Koch”. Per questo morirono davanti al plotone di esecuzione: lui aveva 39 anni, lei solo 31.
Il film di Giordana ricostruisce con qualche licenza melodrammatica, inclusa la figura del cineasta partigiano Golfiero, che allude a Visconti, la storia dei due amanti: dal formarsi della coppia, licenziosa e maledetta, alla fuga a Venezia dopo l’8settembre, quando Valenti aderì alla X mas. Perversi, sadici, cocainomani, promiscui, chissà cos’altro ancora: così li vuole una certa iconografia. «Non erano né fascisti né antifascisti: erano prigionieri di un gioco. E di questo, in alcuni momenti, si può anche morire », sostiene lo studioso Gian MarcoMontesano.
Raccontano che Del Noce sia saltato sulla sedia vedendo alcune sequenze, specie quella in cui Zingaretti usa la Coppa Volpi per triturare la cocaina e sussurra di mucose sensibili prima di accoppiarsi in barca con la Bellucci. Di sicuro i due erano diventati un simbolo, forse loro malgrado. Fosco e avventuriero lui, bella e schiava d’amore lei. Il loro ultimo film, girato a Venezia, nel 1944, si intitola “Un fatto di cronaca”.
MICHELE ANSELMI