L’angolo di Michele Anselmi 

Nella vita e pure al cinema i poliziotti li preferisco onesti. Magari tormentati, incasinati, acciaccati, ma se possibili retti, dalla parte del Bene. Poi, però, c’è tutto un sottogenere, all’interno del genere poliziesco, che racconta di sbirri corrotti o violenti. Fa parte della famiglia “Blood”, un film del 2012 che fu distribuito da Notorious in Italia (allora lo persi) e ora si può vedere su Sky. Targato Bbc e diretto da Nick Murphy, quello di “1921 – Il mistero di Rookford”, il film è curiosamente tratto da una miniserie televisiva del 2004, intitolata “Convinction”.
Siamo dalle parti di Wirral, suggestiva cittadina inglese non distante da Liverpool, e la località molto conta nella storia, perché, durante le ore di bassa marea, tre isolette non troppo distanti dal centro urbano possono essere raggiunte in automobile. Un posto perfetto per regolare dei conti o magari sotterrare qualcuno. Siccome il film si chiama “Blood”, che significa “sangue”, be’ siete avvisati.
Per non rovinare la sorpresa, che poi tale non è, dirò pochissimo. Una ragazzina di 12 anni viene ritrovata morta, atrocemente accoltellata, in una pista per skate. I sospetti sembrano addensarsi su Jason Buliegh, già condannato in passato per molestie anche se oggi, dopo botta mistica, lavora in parrocchia; purtroppo conosceva bene la vittima, sicché i due fratelli poliziotti Joe e Chrissie Fairburn sentono di aver sottomano il colpevole, basterà solo torchiarlo un po’.
Immerso in un clima freddo-umido, tra colori lividi e qualche visione, “Blood” mette subito da parte l’indagine per concentrarsi sui caratteri ulcerati dei due fratelli, così diversi anche fisicamente, nonché sulla condizione umana del vecchio padre ex poliziotto, un po’ andato di testa, e del supervisore solitario e osservatore che sente puzza di bruciato. Intanto tutto sembra franare nella famiglia Fairburn.
Più thriller psicologico sui temi della redenzione che poliziesco incalzante, “Blood” rovista nelle macerie nel pregiudizio e nelle torsioni del senso di colpa. Se si è in vena, vale la pena di vederlo, anche perché il cast è niente male: da Paul Bettany a Stephen Graham, da Mark Strong a Brian Cox, da Ben Crompton allo stesso Nick Murphy.

Michele Anselmi