L’angolo di Michele Anselmi

Fa un buffo effetto sentir parlare di bunga bunga, ma senza riferimenti alle “cene eleganti” di Arcore, in una scena del film rumeno “Sesso sfortunato o follie porno”, da giovedì 29 aprile in una ventina di sale e in streaming a 6 euro sulla piattaforma MioCinema. A partire dal titolo, il regista Radu Jude, classe 1977, confeziona una commedia stramba, ambiziosa, divagante, a tratti oltraggiosa, magari troppo affollata di riferimenti estetici e semantici, che Lucky Red ha deciso di distribuire, immagino dopo l’Orso d’oro conquistato alla scorsa Berlinale. Il Sindacato dei critici italiani l’ha segnalato con una motivazione assai elogiativa nella quale si legge tra l’altro: “Per la leggerezza con cui il regista squaderna il tempo presente, esponendo i fascismi sempre meno endemici al ludibrio di una messa in scena sospesa tra logica stringente e arditezza teorica”.
In effetti, “Sesso sfortunato o follie porno” è un film che spiazza, proprio nel suo muoversi tra parodia sociale, teorema filosofico e pamphlet ideologico, cambiando più volte registro nel corso dei 106 minuti. Non a caso il cine-racconto è diviso in tre parti, con altrettanti titoletti beffardi su fondo rosa, più un incipit e un epilogo a sua volta moltiplicato per tre (ipotesi).
Non ci avete capito nulla? Semplifico, allora. Siamo a Bucarest in tempi di pandemia da Covid, infatti quasi tutti girano con la mascherina. Nell’antefatto, al suono di “Lili Marlene”, una coppia quarantenne si filma mentre fa sesso allegramente, senza inibizioni di sorta. Il video è volutamente hard, esplicito, dettagliato: si vedono un membro eretto, una fellatio, un accoppiamento da dietro, gemiti, frustate e parolacce. Chi sono i due? Un marito e una moglie, solo che lei, Emilia Cilibiu è una stimata professoressa di storia in una scuola-bene della città e quel video spinto è finito su Porn Hub, visto dai suoi stessi studenti. Inevitabile, a quel punto, il “processo” pubblico istruito dalla preside.
Attenzione, non di “revenge porn” si parla, anche se la vicenda può ricordare un recente fatto di cronaca accaduto in Italia. La professoressa non è stata “sputtanata” da qualcuno e al regista non importa nemmeno spiegare come e perché quelle immagini siano state condivise, non si può nemmeno escludere che sia stata lei, per esibizionismo o provocazione, a farlo. Ma certo si prospetta una brutta giornata per Emilia: prima la vediamo camminare senza sosta per le strade di Bucarest, tra merci, cartelloni pubblicitari, casermoni popolari e palazzi in rovina, dentro un clima di rabbiosa aggressività verbale; poi, nel cortile della sua scuola, eccola sul banco degli imputati di fronte a un’affollata giuria “colpevolista” formata da genitori inferociti.
In mezzo alle due sequenze il regista piazza un capitolo che nulla c’entra, apparentemente, con la vicenda: un montaggio di aforismi, citazioni colte, spezzoni di documentari, siparietti, cartoline kitsch, riflessioni sparse, il tutto a ricostruire una certa idea della Romania tra passato e presente, antisemitismo e comunismo, oscenità e moralismo, retorica e squallore, tecnologia e folclore.
Spira forse un’aria godardiana qua e là, ma si parla anche del “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, della Chiesa ortodossa sempre vicina alle dittature, dell’immenso palazzo di Ceausescu, dei versi erotici del poeta nazionale Eminescu, a un certo punto appare una versione aggiornata del più noto e scandaloso dipinto di Courbet.
Che cosa vuole dirci Radu Jude? Non è poi così chiaro il senso del suo anarchico “j’accuse” nei confronti della società rumena, ritenuta bigotta, ipocrita, razzista, classista, ipnotizzata dai simboli del capitalismo; ma di sicuro c’è una frase, tratta dal “Mahābhārata”, che racchiude forse il senso del film: “Nessuno capisce che tutto affonda nell’oceano del Tempo”.
Direi che, sul piano cinematografico, il terzo atto è di sicuro il più commestibile: Emilia replica colpo su colpo alle accuse moralistiche, ridicole, urlate dai genitori pronti a farla licenziare, facendo emergere il ritratto di un Paese allo sbando, miserevole, sgangherato, ossessionato dal sesso (altrui). Ma c’è una ribalda sorpresa in arrivo…
Emilia è incarnata da Katia Pascariu, attrice duttile e vibrante, che lascia il segno, a suo modo anche audace, sempre che sia lei, ma ne dubito, a “recitare” nelle sequenze hard del video incriminato.

Michele Anselmi