Per tre giorni, dal 13 al 15 settembre, in attesa dell’uscita in DVD, la Lucky Red distribuisce nelle sale italiane Si alza il vento di Hayao Miyazaki. Con quest’ultima opera, il grande regista giapponese sceglie l’inedita via del biopic, raccontando la vita di Jiro Horikoshi, l’ingegnere aeronautico che disegnò e creò il leggendario aereo da Combattimento “Zero”, una vera icona dell’aviazione militare giapponese. Al fine di evitare la noia necessariamente legata alla vita di un progettista, Miyazaki affronta un nuovo tipo di narrazione, pieno di tagli e salti temporali per raccontare un lungo arco narrativo: dall’infanzia alla mezza età, la vita del protagonista è, dunque, filtrata attraverso tre piani differenti, quotidiano, onirico e tecnologico.

In primo piano si staglia la vita di tutti i giorni di Jiro Horikoshi, uomo immerso in un Paese che attraversa un periodo di grande trasformazione; si tratta del passaggio dall’era Taisho a quella Showa, quando il fiorire culturale e la lotta all’arretratezza si scontrano con la grande depressione, la povertà, le guerre, i terremoti e le malattie. A queste si alternano, poi, le sequenze oniriche, in cui Miyazaki agisce con maggiore libertà, mostrando il suo amore per le sequenze di volo, come già in altri suoi titoli quali Nausicaä della valle del vento, Il castello nel cielo e Porco rosso. Infine ha centrale importanza l’aspetto tecnico, strettamente legato alla tecnologia dell’aviazione, reso, tuttavia, in maniera caricaturale, distinguendo così Si alza il vento da una qualsiasi piatta biografia.

L’ultimo lavoro del grande regista è la storia di un individuo dedito, fino all’ossessione, al suo sogno, di un uomo disposto a pagare il prezzo folle che questo sogno richiede. Non c’è, nel film, un personaggio o un evento che possa rivolgersi ad un pubblico infantile, né un finale consolatorio. Del resto l’interrogativo è di quelli pesanti: quanto un sogno può porsi al di sopra della moralità?

Marco Scali