Netflix aggiunge tra le sue proposte “Snowpiercer”, iniziando la distribuzione settimanale dal 25 maggio. La serie è tratta dalla graphich novel francese “Le Transperceneige”, già precedentemente trasposta nel film “Snowpiercer”, diretto da Bong Joon-ho – recentemente vincitore di molti premi grazie a “Parasite” – il cui nome figura anche tra i produttori esecutivi.
La storia è ambientata in futuro post-apocalittico, nel quale l’uomo ha rovinato il Pianeta, ormai non più vivibile a causa delle temperature eccessivamente basse. Questo ha portato alcune persone a rifugiarsi sullo snowpiercer, un treno di 1001 vagoni pensati e ideati per riprodurre l’ambiente terrestre, in modo tale da garantire l’esistenza umana per il futuro.
Il treno non è stato progettato per salvare tutti, infatti, a bordo dovevano esserci solo persone munite di biglietto e lavoratori necessari per le attività da svolgere. Nel momento della partenza non va tutto come previsto e alcune persone lasciate sulla terra, quindi destinate a morte certa, prendono d’assalto il treno. Così inizia la storia dello snowpiercer, un treno destinato a non fermarsi per garantire sopravvivenza ai suoi ospiti, tra ingiustizie e inuguaglianze.
Ogni vagone del treno rappresenta una realtà del nostro mondo, come se lo snowpiercer fosse in grado di racchiudere l’intera società. Lo spettatore viene immerso in questo forte contrasto, dove nella prima classe regnano confort e luminosità, che garantiscono una vita agiata alle persone ricche. Lo scenario cambia drasticamente quando vengono mostrati gli ultimi vagoni, destinati alle persone salite illegalmente, chiamate “fondai” e costrette a vivere in un ambiente tetro e sporco, con il nutrimento minimo per la sopravvivenza.
Come in ogni società esiste anche una classe media, in questo caso presente letteralmente al centro del treno. Persone normali e lavoratori si affaccendano tra i vagoni destinati ad agricoltura, allevamento e tutto il necessario per la sopravvivenza, ma anche per lo svago, tramite i vagoni notturni.
Dopo quasi sette anni dalla partenza e una rivoluzione fallita, i fondai, stanchi di non essere trattati alla pari degli altri, sono pronti a tentare di conquistare un posto migliore sul treno.
I primi due episodi promettono bene, ci sono punti in comune con il film, ma anche tantissime differenze a livello narrativo; nella serie, il tema della “rivoluzione di classe”, anche se presente, è smorzato dalla parte esplorativa incentrata maggiormente sui personaggi e sulle ambientazioni. Non ci resta che aspettare i prossimi sviluppi per valutare se le aspettative create verranno effettivamente soddisfatte.
Jasmine Luna Laudato