Quando in una fredda notte di inverno Christine incontra Suli, un bambino africano di otto anni, è combattuta tra l’istinto di aiutarlo e la voglia di sbarazzarsene per non avere rogne. Il bambino però non ha nessuna intenzione di lasciarla e continua a seguirla nonostante lei continui a ripetergli di andare per un’altra strada. Nell’arco di un giorno, Christine si ritrova senza un posto dove dormire e vestita solo con ciò che ha addosso, ma in qualche modo Suli trova il modo di comunicare con lei e commuoverla al punto da decidere di aiutarlo dopo aver capito che la sua mamma sta per essere espatriata. I due si imbattono in una ricerca estenuante, un’odissea che li unisce sempre più in un rapporto tenero e protettivo proprio come solo una madre farebbe con un figlio.

Il regista Claus Drexel, attraverso questa storia d’amore quasi fiabesca, vuole raccontare la realtà dei senzatetto, fatta di routine e di abitudini che scandiscono le loro giornate all’aria aperta, e vuole altresì documentare la bellezza che può nascondersi dietro a un’immagine sciatta, al di là delle apparenze e dei luoghi comuni. Da un lato Christine (Catherine Frot) e dall’altra il resto del mondo, quasi come se non ne facesse parte. Lei è un’invisibile agli occhi della maggior parte delle persone, ma non agli occhi di Suli (Mahamadou Yaffa), che in lei vede una persona buona e di cui fidarsi: perché lui, con il suo sguardo da bambino, sa andare oltre e abbattere il muro di silenzio che costeggia la vita di Christine.

Al tema dei senzatetto si affianca quello dei migranti, quasi fossero due facce della stessa medaglia in una Parigi in cui, nonostante sia forte la presenza straniera, l’integrazione non sempre la fa da padrone.
È il contrasto tra uno sfondo così bello e austero di una città sognante e la realtà povera e misera di coloro che vivono ai confini della società che dà maggiore spessore a una storia triste, ma contornata da ironia e amore, quasi a voler dimostrare che non sempre è necessario essere ricchi per lasciare spazio alla solidarietà e alla speranza così come non servono i soldi per far felice un bambino.

Stefania Scianni