Nella programmazione di alcune sale italiane dal 19 dicembre scorso, il film arriva a fare il tutto esaurito al Cinema Aquila di Roma già da due mesi. Dopo numerosi cortometraggi e spot pubblicitari, Spaghetti Story è il primo lungometraggio del regista Ciro De Caro. Nel timore di dover accantonare l’idea nel cassetto come spesso accade in Italia, il regista non ha atteso i tempi dei finanziamenti e con un budget low-cost (parliamo di 15.000 euro) si è avventurato nelle riprese, con un 50 mm, in soli undici giorni. La mancanza di risorse non ha certo ostacolato la creatività. Un’inventiva che non si presta alla scelta artificiosa di scenografie, di costumi ricercati o di sceneggiature alla Woody Allen (bisogna ammettere che la genuinità e linearità del film è palpabile), ma si fa coraggio nel mettere alla luce una commedia dai contenuti drammatici osando proprio con la semplicità.
Protagonisti i giovani attori Valerio e Scheggia, rispettivamente Valerio Di Benedetto e Cristian Di Sante, già noti per le loro interpretazioni in Salame milanese e in numerosi altri sketch ideati sempre da De Caro e distribuiti sul loro canale YouTube. La familiarità e la simpatia del linguaggio e la schiettezza dei dialoghi dei due giovani amici romani creano un cocktail cinematografico analcolico che arriva dritto e potente, nella più totale lucidità, nel rappresentare un’altra realtà sociale italiana, quella dei giovani, vista e vissuta da una generazione che non vuole scendere a compromessi, da chi nella vita regge il peso delle proprie scelte nel tentativo di agire in modo onesto, coerente con se stesso e con gli altri.
Il film ruota intorno alla precarietà e l’impossibilità di crearsi un futuro: Valerio, un giovane precario, non trovando lavoro come attore dopo vari provini, pur di guadagnare qualcosa e non apparire sfigato agli occhi della sorella (Rossella D’Andrea) e della fidanzata Serena (Sara Tosti), accetta un lavoretto sporco commissionato dal suo amico Scheggia, che di mestiere fa il pusher. L’impresa rivela a Valerio un mondo violento di cui è succube la ragazza del trafficante di droga.
In un periodo in cui sembrano prevalere trame incentrate sulla ricchezza, il lusso, lo strapotere, la perdita di valori, l’inganno (da Sorrentino a Scorsese, non meno Virzì), De Caro fa di questa “spaghettata” tutta italiana l’eccezionalità del messaggio, e ci riesce mettendo a tavola personaggi in cui molti giovani italiani si riconoscono: chi guadagna bene entrando in un giro di lavori illegali, come è il caso di Scheggia che fa il pusher e se ne vanta, indifferente di cosa si celi dietro al giro di soldi; chi, invece, come Valerio che vuol fare l’attore, insegue le proprie ambizioni ed è sempre senza un soldo e innanzi al guadagno di soldi sporchi preferisce salvare ciò che il sistema ha reso schiavo.
L’entusiasmo della critica e del pubblico premia la scelta del presidente di Distribuzione Indipendente, Giovanni Costantino, che ha il merito di selezionare e proporre opere indipendenti sempre degne di attenzione. Il messaggio di De Caro sembra esser forte e chiaro: l’importanza di non chiudere sempre gli occhi e far finta che ogni cosa intorno a noi vada bene.
Patrizia Miglietta