Sound & Vision
Kate Bush ed i Metallica hanno oramai monopolizzato le conversazioni riguardo l’universo musicale di “Stranger Things”. Nel giro di poche settimane “Running Up That Hill” e “Master of Puppets” sono schizzate ai vertici delle classifiche globali, facendo interrogare gli esperti del settore sulla centralità del mondo audiovisivo nella promozione della musica registrata. Ma il panorama sonoro della serie di punta targata Netflix va ben oltre il citazionismo pastiche delle musiche diegetiche impiegate nelle sue quattro stagioni.
Sin dall’esordio dello show nel 2016 Micheal Stein e Kyle Dixon, membri della band synthwave “S u r v i v e”, hanno contribuito a plasmare l’immaginario di una delle serie di maggior successo degli ultimi anni con i loro soundscape elettronici. I due musicisti si ispirano dichiaratamente a maestri della composizione per immagini quali John Carpenter, citando, ad esempio, la sua score di “Grosso Guaio a Chinatown”, e i Tangerine Dream, pionieri della kosmische musik e autori di colonne sonore memorabili come quella de “Il Salario della Paura” di William Friedkin. Ma non solo. I due sodali si dicono anche amanti del filone di musica elettronica nato agli albori degli anni Novanta conosciuto come “Intelligent Dance Music”, un genere che mirava a conquistare la mente e le sinapsi degli ascoltatori piuttosto che stimolarne il movimento e l’euforia sulla pista da ballo. Aphex Twin, dunque, vero e proprio nume tutelare di queste sonorità, ma anche gli enigmatici Autechre e lo sperimentale artista techno Bogdan Raczynski. I due compositori sono stati profondamente influenzati non solo da pellicole cult come “Terminator”, ma anche da film Sci-Fi anni Duemila quali “Annientamento” ed “Ex Machina” di Alex Garland. Il passato che collide, ibridandosi, col presente.
I due compositori creano i soundscape della serie servendosi di sintetizzatori d’epoca che hanno segnato la storia della musica come il Minimoog, il Prophet V della Arturia e intere pareti di synth modulari. Le calde sonorità delle macchine analogiche vengono filtrate ed effettate da cascate di delay a nastro che conferiscono alle note un carattere ultraterreno. Lo stile dei due musicisti oscilla tra brevi arazzi ambient e brani in cui rombano le melodie di brani dal sapore retrò, senza per questo essere automaticamente etichettati come pastiche. Impossibile non menzionare l’iconico tema principale della serie, riprodotto sui titoli di testa di ogni puntata delle quattro stagioni, composto da un minimale Do maggiore arpeggiato sul quale si innestano pulsazioni di onde sinusoidali e acquosi accordi effettati da analogici filtri passa basso. In “Upside Down”, invece, Dixon e Stain si affidano ad un’inquietante sequenza microtonale di synth modulare che, nella prima stagione, musica efficacemente le orrorifiche apparizioni del Demogorgone. Il duo riesce a comporre anche temi dal carattere più disteso e scanzonato come l’euforica e riuscitissima “Kids”, perfetta sintesi sonora dell’amicizia tra i giovani protagonisti della serie. Putroppo però, con la quarta stagione, i lavori dei membri dei “S u r v i v e” sono scivolati in secondo piano rispetto ai riuscitissimi “needle drop” che hanno contribuito ad elevare esponenzialmente la popolarità dello show.
In conclusione, nonostante la musica che emula sonorità anni Ottanta sia diventata progressivamente sempre più inflazionata, anche grazie ad artisti mainstream come The Weeknd, i due compositori dei brani dell’OST originale di “Stranger Things” sono riusciti a creare un ponte tra il passato e presente, dando vita ad un’amalgama postmoderna che si nutre di citazioni per regalare agli ascoltatori dei brani che non scadono mai nella pura nostalgia sonora. Spettri musicali di ieri evocati dai sintetizzatori di Stein e Dixon e riconsegnati, sotto nuova forma, all’assoluta contemporaneità.
Gioele Barsotti