A poco più di un anno dall’uscita nelle sale del film “La scuola cattolica”, diretto dall’ottimo Stefano Mordini (“Provincia meccanica”, “Pericle il nero”), Netflix ha distribuito in questi giorni la pellicola sulla propria piattaforma streaming. Il film narra le vicende antecedenti al massacro del Circeo del 1975, includendo infine l’apice di questa tragedia che vide tre giovani della Roma bene protagonisti nonché carnefici dello stesso massacro, ai danni di due giovani ragazze adescate, stuprate e infine torturate fino alla morte di una di loro. Il film, ispirato all’omonimo romanzo di Albinati, tratta l’episodio con dovizie di particolari, pur spogliandolo delle azioni più cruente e traducendo il tutto nel suo aspetto più che altro psicologico e d’effetto. Si adotta il punto di vista – a tratti persino in soggettiva – di Donatella (interpretata qui da Benedetta Porcaroli), la ragazza che sopravvisse. Tuttavia, per come è presentata la storia dei vari ragazzi che frequentano il liceo privato (due dei tanti ragazzi protagonisti fanno parte del trio carnefice), la censura ha ritenuto opportuno vietare il film in sala ai minori di 18 anni perché si è reputato che i giovani spettatori non sarebbero stati in grado, durante la visione, di discernere il male dal bene, il sano dall’insano.

Vittime e carnefici qua sono effettivamente quasi coetanei ed il film ha una veste molto da teen drama che potrebbe sedurre con l’inganno un pubblico ingenuo ed estraneo ai fatti storicamente noti dipinti nel film. Ma è così evidente che il trio di giovani aguzzini sia folle, fuori dal mondo e al di sopra d’ogni morale e legge, che sorge spontanea una domanda: era davvero necessario vietare categoricamente il film ai minori nel 2022, nonostante viga un decreto che di fatto aveva abolito la censura? Sorge anche il dubbio che questa censura sia stata sostenuta da una motivazione di facciata, dietro a questa ci sono proprio quei principi cattolici e bigotti a farla da padrone in ambito distributivo e nella stessa scuola cattolica, dal nome fittizio, che dà titolo al romanzo e al film. Il film, al di là di questo, è ottimo, nonostante voglia seguire forse un po’ troppe sotto-trame, ed è anche coraggioso nel suo complesso, nonostante la contemporaneità sia ormai permeata da violenze di ogni tipo, dentro e fuori dallo schermo. Ora che Netflix, nonostante consigli la visione ai maggiori di 16 anni, mette a disposizione di tutti, bambini compresi, un film del genere, sicuramente problematico, ma non così sconvolgente come fu “Sotto accusa” (1988), con protagonista Jodie Foster, in cui una violenza di gruppo veniva mostrata eccome, ci si domanda se sia giusto o meno avere “La scuola cattolica” su un medium così giovane e mainstream come Netflix. Di certo nessuno vorrebbe che un ragazzo troppo giovane veda “La scuola cattolica” senza la supervisione di un adulto. Non solo per parlarne insieme e per la scabrosità, bensì per l’ignoranza che dilaga, pochissimi di questi ragazzi potrebbero essere al corrente di ciò che vanno a visionare, né sarebbero tanto meno al corrente rispetto al periodo storico, pregnante e fondamentale per il racconto filmico, che fu quello degli «anni di piombo», a cui il film fa riferimento in maniera esplicita, seppur breve e superficiale.

Furio Spinosi