Il neorealismo rosa | Premio Marc’Aurelio d’Oro alla memoria

Mio figlio professore, Vivere in pace, L’onorevole Angelina, Ladri di Bicicletta, Peccato che sia una canaglia, Bellissima, I soliti ignoti, Rocco e i suoi fratelli, Oci Ciornie, L`innocente, Speriamo che sia femmina: è solo un breve, ma emblematico elenco dei molti film sceneggiati da Suso Cecchi D’Amico, scomparsa di recente e celebrata alla Quinta Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con il Premio Marc’Aurelio d’Oro alla memoria.
 
Oltre al riconoscimento ufficiale consegnato, nella serata finale di premiazione, al figlio dell’artista, questa edizione del Festival (dall’anima e dal carattere decisamente femminile, come ha sottolineato Piera Detassis, Direttore Artistico del Festival, testimoniata anche dal Premio Marc’Aurelio all’attrice Julianne Moore, dal Premio della Giuria alla migliore attrice consegnato all’intero cast femminile del film Las buenas hierbas di Maria Novaro, dal Gran premio della giuria al film di Susanne Bier Hoevnen In a better world, vincitore del Premio del Pubblico e infine dalla mostra fotografica della giapponese Mika Ninagawa) ha dedicato martedì 2 novembre un incontro per ricordare la memoria di Suso.
 
Introdotto da Gian Luigi Rondi con un ringraziamento a tutto il cinema italiano presente in sala, il ricordo della memoria cinematografica della Suso è stato affidato ad Alessandra Levantesi, curatrice, insieme al marito Tullio Keich, del libro Una dinastia italiana sulla vita artistica italiana tra le due Guerre Mondiali, e a Cristina Comencini, Iaia Fiastri, Francesca Marciano, note sceneggiatrici italiane che hanno celebrato il valore e il peso della sua eredità narrativa.
 
La Suso, che inizialmente per questo buffo pseudonimo venne scambiata per un uomo, ha rappresentato, secondo il ricordo della Levantesi, per la cultura italiana un faro e una speranza diventando la risposta migliore al maschilismo e all’Italietta. In una scheda sulla sceneggiatrice redatta da Flaiano nel’ 57, quando già aveva sceneggiato ben trentasette film, si riconosce in lei la capacità di imporre un nuovo umorismo e una nuova epica nel cinema italiano: di rappresentare escursioni liriche che si compongono in una scrittura drammatica. Flaiano la definisce una persona interessata a ciò che le accadeva attorno senza mai sentirsi una protagonista, come invece era la sua casa: un crocevia di artisti italiani, che discutevano di cinema e di teatro.
 
Suso, Susanna, Giovanna: una sceneggiatrice dai molti nomi, chiamata dai registi in diversi modi, che ha tuttavia lasciato un’impronta narrativa femminile, commovente e autorevole, nel cinema italiano neorealista contribuendo alla nascita di un micro – genere, definito appunto il neorealista rosa e rintracciabile nella popolana sognatrice Maddalena Cecconi di Bellissima, nella sindacalista di Pietralata in L’onorevole Angelina e poi successivamente nella casta Cardinale de I soliti Ignoti e nella raffinata Cardinale del finale del Gattopardo, che la stessa Suso decise di suggellare con la famosa scena del ballo.
 
Letteratura e cultura, finezza e gusto: i regali di Suso a un cinema che ha saputo far grande.
 
 
Alessandra Alfonsi