Shatter torna ad occuparsi dell’opera argentiana, passando in rassegna il titolo più amato del maestro. “Suspiria – La fiaba d’Argento”, scritto da Nico Parente con Fabio Cassano, analizza il l’horror italiano per eccellenza, dal girato alla musica, partendo dalla genesi del progetto fino al remake firmato da Guadagnino. Ne abbiamo parlato con Nico Parente.
Il film di Argento più famoso al mondo è analizzato nella nuova monografia Shatter grazie ad una serie di contributi di cui sei autore e curatore insieme a Fabio Cassano. Qual è stata l’occasione che ha dato avvio al progetto dopo il vostro pregevole “Tenebre” di Tentori e Lasagna? Infine, state lavorando ad un’altra monografia argentiana?
Nico Parente: L’occasione è stata il 45esimo anniversario del film. Dopo il grande successo riscosso dall’uscita del volume “Tenebre – sotto gli occhi dell’assassino” di Antonio Tentori e Roberto Lasagna, abbiamo notato gran richiesta, nonostante la bibliografia sul cinema di Argento si sprechi, da parte dei lettori. Così ho optato per rimettere mano a del materiale al quale avevo lavorato già qualche anno fa e, con la partecipazione di Fabio Cassano, gli stessi Tentori e Lasagna, e Alessandro Romano, il volume ha preso forma in maniera del tutto spontanea, analizzandolo sotto ogni aspetto: filmico, tecnico, musicale… Premetto che non si tratta di un saggio che mira all’esaustività o ambisce a porre sotto i riflettori qualcosa di ancora inedito o non trattato ad oggi del capolavoro argentiano, ma vuol essere semplicemente un omaggio a uno dei titoli più rivoluzionari della storia del cinema. E sì, sono in calendario altre monografie dedicate al cinema di Argento per Shatter edizioni.
La “macchina da presa” elastica, cui fa riferimento lo stesso Argento nell’intervista presente nel volume, è una delle caratteristiche più distintive del film. Si può affermare che sia questo il momento di massima espressione dello stile argentiano?
N.P.: È uno dei momenti massimi, a mio avviso. Non quello di massima espressione. A ridosso tra “Profondo Rosso” e “Inferno”, “Suspiria” segna il netto distacco del regista dalla matrice thriller per approdare all’horror puro, attraverso una fiaba nera e sanguinaria, rivoluzionaria dal punto di vista tecnico e narrativo, ma che segna l’inizio di un nuovo percorso del cineasta, poi proseguito con “Inferno”, a mio parere apice della sua carriera orrorifica, per poi rientrare negli “schemi” del thrilling. Alla domanda se la realizzazione di questo volume è dovuta al fatto che “Suspiria” sia il mio film preferito, la risposta è no. Lo considero uno dei grandi traguardi marchiati d’Argento, ma non il più lontano raggiunto dal regista.
In che modo avete lavorato alla raccolta e all’organizzazione dei materiali? Come avete scelto i vari focus? Un’attenzione particolare è tributata anche all’aspetto sonoro del film…
N.P.: Eccezion fatta per il capitolo dedicato alla colonna sonora, per il quale sin da subito mi sono rivolto a Fabio Cassano, gli altri focus sono venuti quasi spontaneamente, tra una chiacchierata e l’altra tra cinefili e argentiani. Più ragionata, dibattuta e riflettuta è stata invece l’integrazione del (non) remake a firma di Luca Guadagnino. Scelta della quale, personalmente, sono molto soddisfatto, avendo apprezzato particolarmente il film.
Come cambia la filmografia di Argento dopo questo horror al femminile? Può essere indicativo notare che dopo questo lavoro abbondino le protagoniste donne…
N.P.: Considero la donna da sempre protagonista assoluta nei film di Argento. “Suspiria” semplicemente ne esaspera la presenza, confinando l’altro sesso a ruoli marginali e minori. Più che dopo, la filmografia di Argento cambia profondamente in questo capitolo.