L’eterna storia dei giovani amanti che infrangono ogni regola, mettendo a repentaglio le loro stesse vite pur di restare uniti (a dimostrazione dell’universalità dell’Opera shakespeariana), rivive in Tanna nel suo più autentico splendore. Cos’è, chi è Tanna? Un’isola dell’Oceano Pacifico a sud di Vanuatu. Basandosi su fatti realmente accaduti verificatisi in loco nel 1987, il lungometraggio mescola con misura documentario (la tribù e le sue abitudini) e dramma romantico, emotivamente condivisibile, accessibile a tutti. Tanna segna il battesimo registico per il team australiano, i documentaristi Bentley Dean e Martin Butler. L’opera è un caso raro, uno di quelli per cui le circostanze e la composizione del film surclassano il prodotto finito.
Giunti sull’isola, i due cineasti si intrattengono a lungo con la tribù indigena Yakel, popolo che ha scelto di vivere estraneo ai comfort della modernità e della tecnologia per mantenere vive le proprie tradizioni, il proprio stile di vita. La maggior parte di loro non aveva mai visto una telecamera, eppure Butler e Dean, riescono a coinvolgere la comunità per quattro mesi filmando una storia, avvalendosi degli Yakel in qualità di attori. Quella raggiunta è un’impresa cinematografica che ha del notevole. Gli amanti Wawa (Marie Wawa) e Dain (Mungau Dain) appartengono alla stessa tribù, ma il matrimonio della giovane è già stato organizzato per riconciliare una violenta guerra tribale. La coppia fuggirà per ribellarsi ai voleri dei padri.
Tra blu cobalto, valli, deserti, verde sopra e sotto, a perdifiato, di quando in quando la tecnica fa capolino: filtri schermanti si insinuano di soppiatto interferendo, andando a creare la giusta atmosfera. La piccola Selin (Marceline Roftit) cammina lungo le dune insieme al nonno, lo sciamano del villaggio (Albi Nangia). Si muovono attraverso una nebbiolina fumante che ha del rosa e del viola assieme. Il vulcano respira fiato bollente di confetti luminosi. I due si riferiscono alla grande montagna come se fosse una persona. Selin dice di poterla sentire e di avvertire il suo calore.
La sceneggiatura di Tanna è stata scritta da Butler e Dean con l’aiuto del veterano John Collee (Master & Commander – Sfida ai confini del mare, Happy Feat) e con la collaborazione dei popoli di Yakel. La storia appare realistica, esotica e interessante, concepita e ispirata dal Paradiso a cielo aperto dove il copione ha preso vita.
Wawa e Dain torneranno al vulcano come da un oracolo da consultare, a cui chiedere grazia o vaticinio: una forza onnisciente che compone il misterioso nucleo spirituale del film. Le performance del cast (naïf nella loro assoluta impreparazione) sono magnetiche e la passione, l’arte del racconto del popolo protagonista, contribuisce al successo del film, al coinvolgimento dello spettatore. Nelle sale da giovedì 4 maggio.
Chiara Roggino