Secondo capitolo della serie | La governante che tutti vorrebbero
Torna la mostruosa e arcigna Tata Matilda, spauracchio dei bambini terribili che, dietro alle sopracciglia cespugliose, agli enormi nei e al dentone, nasconde un potere magico e un cuore d`oro.
Dopo cinque anni dal primo Tata Matilda, la governante che tutti vorrebbero – un po` Mary Poppins, un po` Maria di Tutti insieme appassionatamente – una creatura mitica e inquietante, riemerge dall`ombra per impartire le sue lezioni ai ragazzini ma anche ai loro genitori.
Una pellicola fortemente voluta dalla sceneggiatrice/produttrice esecutiva e attrice Emma Thompson che alcuni anni fa si era appassionata alle storie scritte nel secolo scorso dall`autrice inglese Christianna Brand.

Siamo in tempo di guerra, un periodo che sembra quello degli anni `40 e della Seconda Guerra Mondiale, ma è più una somiglianza immaginaria, come se quel conflitto fosse metafora di tutte le guerre.
Siamo nella campagna inglese e la famiglia che ospita la Tata è composta da un padre impegnato al fronte, da tre pestiferi bambini, più cuginetti in arrivo dalla città, e da una madre disperata (la brava Maggie Gyllenhaal), costretta a mandare avanti tutto da sola, tra il lavoro al negozio e la conduzione della fattoria in cui vivono.
Ritroviamo gli attributi di base di Tata Matilda: il suo impulso ad arrivare quando non è voluta ma si ha bisogno di lei, le sue lezioni, il suo bastone magico, il suo aspetto che da orribile diventa mano a mano piacevole grazie all’amore e alla generosità che i bambini iniziano a provare per lei e per il mondo che li circonda.
L`anziana signora Docherty, una delle bambine accudite nel passato dalla Tata, è interpretata da Maggie Smith, mentre Rhys Ifans veste i panni del debole e codardo zio Phil, cognato della Signora Green.
La direzione è di Susanna White, già regista della pluripremiata Generation Kill, miniserie basata sull`esperienza di Evan Wright, reporter embedded al seguito di un battaglione dei Marines durante la prima fase della guerra in Iraq, nel 2003.
Francesca Bani