Gli architetti costruiscono edifici o costruiscono senso? “The Arch”, il documentario della regista Alessandra Stefani, sintetizza, in un viaggio di un’ora e mezza, l’inscindibile correlazione tra l’arte di organizzare lo spazio, tipico dell’architettura, e il senso dell’abitare, proprio dell’antropologia.
Guidati da Dada, un architetto italiano, gli spettatori potranno avventurarsi in un viaggio lungo i quattro continenti alla scoperta di come spazi interni ed esterni possono determinare il futuro dell’umanità.
Nel suo giro intorno al mondo, Dada incontra alcuni tra i più importanti architetti contemporanei e rivolge loro delle domande che mettono in relazione l’architettura con i bisogni umani più profondi: inclusione, relazione, qualità della vita, felicità.
Dagli edifici a impatto zero di Sydney, passando ai grattacieli digitali di Seoul, fino alle antiche rovine di Teotihuacan, Dada si interroga sulle controversie nell’architettura del nostro tempo sollevando domande fondamentali.
Come affronteremo il sovraffollamento? Come possiamo costruire spazi inclusivi? Può l’architettura far fronte alla necessità di salvaguardare il Pianeta?
I suoi interlocutori, ognuno radicato nel contesto in cui opera, offrono prospettive interessanti da cui emergono immagini e visioni che stimolano lo spettatore a una riflessione immediata.
Nelle megalopoli odierne si continua a edificare senza sosta, gli edifici si sviluppano in verticale, gli spazi si riducono, si demoliscono opere del passato per fare posto a nuove costruzioni.
Una nuova idea di architettura che metta al centro la ricerca di materiali di qualità, resistenti nel tempo, potrebbe porre fine a questo ciclo continuo, così come il recupero di edifici storici potrebbe essere un esempio virtuoso di sostenibilità.
Si tratterebbe per l’uomo di disimparare quello che ha imparato finora e tirarsi fuori dal concetto che tutto è sempre possibile.
L’impegno dei progettisti contemporanei è fissato in questa direzione: utilizzare materiali che non si deteriorano nel tempo, recuperare spazi esistenti, creare aree inclusive e luoghi pubblici funzionali a servizio dei cittadini. L’architettura può di fatto migliorare il nostro futuro e “The Arch” ne offre una prova concreta.
Viaggiare è spostare un po’ più in là l’orizzonte della propria coscienza, dice a un certo punto la voce narrante, e in questo viaggio tra Est e Ovest, tra passato e futuro, lo spirito si eleva nella consapevolezza di essere ospiti di un mondo che non ci appartiene, ma che temporaneamente abitiamo e i segni del nostro abitare possono fare la differenza, nel bene o nel male.
“The Arch” è prodotto da Scarabeo Entertainment, casa di produzione fondata dalla stessa Alessandra Stefani. In sala soltanto oggi, 27 settembre, domani 28 e dopodomani 29 distribuito da Adler Entertainment.

Chiara Pascali