Pasoliniano. Ancestrale. Reale. È “The Brown Heart of Asia”, il documentario, diretto da Cinzia Puggioni e prodotto da 39 Films, sulla droga. Ad aprirlo panoramiche di montagne rocciose con una fotografia dai colori sfumati, evocativi proprio dell’eroina.
Strutturato come un trittico, l’autrice in tre racconti, ambientati in altrettante località differenti, denuncia il consumo e il traffico di droga. Tagikistan, Bam e l’Italia sono il cuore dell’eroina. A Tagikistan c’è Khairlbeck, un quarantenne malato di Hiv salvato dall’associazione Ngo. A Bam ci sono Reza, condannato a dieci anni di prigione per il possesso di dieci chili di droga, e una donna diventata fumatrice di oppio dopo la morte del marito e dei figli. In Italia Danila, la mamma di Fausto Tinelli, ucciso a Milano in via Mancinelli nei pressi del centro sociale Leocavallo, dove insieme a Iaio Jannucci aveva partecipato alla redazione di “Il libro bianco dell’ eroina”.
A rendere però differente quest’opera dalle molte realizzate sull’eroina è proprio il suo essere pasoliniano nella forma e nella sostanza. Lo è non solo nei primi e primissimi piani dei volti imbarbariti e imbruttiti dal consumo di droga, caratteri identitari visivi della filmografia del poeta friulano. Ma anche nella denuncia finale dell’ergastolano Vincenzo Vinciguerra che dal carcere attribuisce il traffico di droga nell’Italia degli anni Settanta ad un’operazione di zombificazione di una generazione per arrestare l’ascesa del Partito Comunista. Un documentario tosto da ultimi corsari. Visibile su Amazon Prime.
Alessandra Alfonsi