“Non il solito film sugli esorcismi”. Si sarebbe potuto sintetizzare così il brillante L’ultimo esorcismo, approdato nelle sale ormai tre anni fa. Una pellicola interessante, non certo un capolavoro, ma una piacevole variazione sul tema in un filone del cinema horror che si era esaurito da parecchio tempo. Una spinta verso la novità era garantita dalla scelta felice di abbracciare con quel titolo un’altra, ulteriore, tendenza molto in voga, quella del found footage, qualcosa che lo spettatore sceglie di prendere per vero, come fosse un reale “filmato ritrovato”. Fin dai tempi di The Blair Witch Project l’idea di far passare tutto il film come un documento filmato di fatti realmente accaduti si è rivelata soluzione felice per aumentare la tensione nello spettatore. Ma, come spesso accade, anche quel sistema è stato presto saccheggiato da molte produzioni, anche con risultati eccellenti: basti pensare ai primi due Rec della coppia Balagueró-Plaza; dopo il successo di L’ultimo esorcismo arrivò poi L’altra faccia del diavolo, tentativo di emulazione fallito che si risolse nell’ennesima pellicola sugli esorcismi debole, palesemente finta e macchinosa.
Le speranze si sono riaccese quando è stato annunciato il seguito The Last Exorcism – Liberaci dal male (da domani nelle sale), che poteva risultare un’idea abbastanza interessante, soprattutto considerando quel vecchio finale che lasciava spazio a ben più di una teoria. Ma i produttori, stanchi di battere la strada del falso documento ritrovato chissà dove e da chi, hanno optato per una soluzione classica, con il rischio di cadere nel banale. Tolta la componente realistica affidata alla camera a mano (o piuttosto al filtro che rende il girato identico a quello di una comune videocamera), il lavoro perde la sua caratteristica più accattivante e diventa un normale film di genere, con qualche buona trovata qua e là, ma abbastanza distante dall’originalità che permeava il primo. Una scelta, quella di abbandonare il found footage, condivisa – seppur con risultati certamente più disastrosi – da Paco Plaza per il suo Rec 3- Genesis, pellicola che distrugge in un colpo solo l’operato messo in pratica con il collega Balaguerò nei capitoli precedenti.
In un certo senso anche i vecchi Rec possono essere considerati, in buona sostanza, riflessioni sulle possessioni demoniache, anche se intese in una maniera del tutto nuova ed originale. Ma il filone dei film sugli esorcismi è sfruttabile fino ad un certo punto: le situazioni e i dialoghi devono tenere conto di una serie di regole e di canoni molto stretti che non permettono grandi variazioni sul tema, ecco perché, negli ultimi anni, alcuni registi hanno rivolto la propria attenzione verso la tecnica del found footage. Per anni, oltre ai veri seguiti del capostipite L’esorcista, in molti hanno tentato di emulare il capolavoro di Friedkin, ma senza successo: uno dei pochi che era riuscito nell’intento di dare qualcosa di nuovo era stato il pregevole L’esorcismo di Emily Rose, forte di un’ispirazione basata su una storia realmente accaduta e che, esattamente come L’ultimo esorcismo, giocava molto sul dubbio dell’effettiva possessione demoniaca.
E’ difficile cercare di capire per quale motivo questo nuovo The Last Exorcism – Liberaci dal male abbia abbandonato il solo elemento che aveva contraddistinto il capitolo precedente rispetto al grosso delle produzioni similari, ma una cosa è certa: la banalizzazione della materia è sempre dietro l’angolo, e questo nuovo lavoro ha preferito corrervi incontro piuttosto che evitarla.
Mattia Ferrari