La Mostra di Michele Anselmi / 6

Non suoni irriverente, ma “Ti mangio il cuore” a me sembra una parodia, s’intende involontaria. La parodia di un certo cinema di ambientazione “gomorresca”, anche se qui siamo sul Gargano, dove da decenni si sfidano, in faide di arcaica ferocia contadina, famiglie rivali. C’è un libro/inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini alla base del film presentato nella sezione Orizzonti. Mezzapesa, classe 1980, di cui ricordavo il malinconico “Il bene mio” con Sergio Rubini, prende spunto da quelle pagine per orchestrare una saga criminale in bianco e nero, con fotografia potente in stile “Cinico Tv” di Ciprì e Maresco, che però sembra uscire da una “graphic novel”, per quanto suona schematica e stereotipata, benché arricchita da dati di cronaca.

Si comincia, nel 1960, con una strage sull’aia, nelle campagne del Gargano. Restano sul terreno, uccisi dai Camporeale, tre Malatesta, ma il piccolo Michele, nascosto nella porcilaia, si salva e crescerà preparando la tremenda violenta. Quarantaquattro anni dopo il sopravvissuto è un boss temuto e carismatico che continua a fare il contadino pur muovendo ingenti capitali. La faida familiare pare temporaneamente sepolta,invece basterà che il giovane Andrea Malatesta, mite e avulso dalla violenza, si invaghisca ricambiato della bellissima Marilena, moglie del boss Camporeale, perché riparta la mattanza.

Scrive Mezzapesa: “È una storia archetipica che parla di amore, vendetta e morte, ma anche di una terra di prepotente bellezza, il Gargano, straziata e insanguinata da una mafia poco conosciuta e spietata”. Sarà certo così. Ma il film, fosco e lutulento, ambientato in un Gargano invernale, fatto di fango, pioggia e nebbia, procede per battute a effetto e situazioni da romanzo mafioso. Il codice d’onore, alimentato dalla diabolica madre vedova, porterà infatti il figlio Andrea a trasformarsi in un killer furente, che annusa il sangue delle vittime e regna nel sospetto perenne. Del resto il fratello l’avevo predetto: “Tu pensi di essere agnello, invece sei lupo”. Vabbè.

Scandito dalle note di “Tu si ‘na cosa grande” di Modugno e dalla musiche da banda di due processioni, il racconto procede per ammazzamenti, rese dei conti e porci che divorano i cadaveri, e occhio a quell’anello con il leone che passa da una mano all’altra, perché una terza famiglia della zona, i Montanari, potrebbe…

Temo che Mezzapesa non abbia visto la miniserie tv americana “Hatfields & McCoys”, con Kevin Costner e Bill Paxton, che nel 2012 rievocò la mitica e sanguinosa faida nell’America ottocentesca post-Guerra civile; siccome ogni tanto “Ti mangio il cuore” allude al mondo del West, una sbirciata avrebbe giovato.

Quanto al cast, la cantante Elodie, nel ruolo di Marilena, è certo bella, sexy e temperamentosa; Francesco Patanè è il riluttante Andrea che cambia carattere un po’ troppo in fretta; Tommaso Ragno il pensoso capostipite Michele che chiede al sicario di lasciargli la faccia; Lidia Vitale la madre assetata di sangue un po’ da tragedia greca; Michele Placido gioca in casa, grazie al dialetto, nel ruolo di chi osserva, forse si finge amico e pregusta. Nelle sale dal 22 settembre con 01- Rai Cinema, produce Indigo Film.

Michele Anselmi