Terrence Malick decide di esplorare l’amore nelle sue svariate forme. Dopo aver centellinato i suoi lavori – tre pellicole in trent’anni – ne ha generate due nel giro di due anni, To The Wonder (da giovedì nelle nostre sale) segue infatti a breve distanza The Tree of Life. Le più grandi star di Hollywood fanno a gara per recitare con questo indiscusso maestro che qui pennella un quadro in cui si intrecciano sacro e profano, desiderio e spiritualità. Dopo aver visitato, all’apice del loro innamoramento, Mont Saint Michel – in passato conosciuta in Francia come “La Meraviglia”, il Wonder del titolo – Marina (Olga Kurylenko), originaria dell’Ucraina ma parigina di adozione, e Neil (Ben Affleck) arrivano in Oklahoma, dove con la convivenza presto nascono i primi problemi.
Le loro vite si intrecciano a quella di un sacerdote, anche lui in esilio (Javier Bardem) in lotta per la sua vocazione. Marina e Neil si lasciano e lui ritrova il legame con l’amica d’infanzia Jane (Rachel McAdams); poi si riprendono, in una danza ossessiva ed estenuante. Passione e matrimonio, tradimento e divorzio, il buio della fede, l’ansia di spiriti inquieti, tra la fascinosa Europa e gli immensi campi americani, steccati bianchi sfiorati dal sole, una pace atavica turbata da un suolo avvelenato e inquinato. La trama lentamente si sfalda, si sgrana, per lasciare spazio al lirismo delle immagini e ad una natura imperante e maestosa, cifra essenziale di Malick. Non ci pare perfettamente compiuta quest’ultima opera dell’autore, più una postilla nuda e palpitante, quasi una costola estratta da The Tree of Life. Restano intatte tuttavia la poesia delle forme e la musica che ne sottolinea magistralmente il tessuto.
Francesca Bani