Parlare di fiducia in questi tempi di crisi può essere un’operazione molto rischiosa. Se aggiungiamo poi che a finanziare il progetto è Intesa San Paolo, allora il pericolo è certamente doppio. In questo caso però l’istituto bancario torinese ha intrapreso la via della produzione cinematografica di un genere, il corto, considerato spesso sul punto di spegnersi o di nicchia, per raccontare esperienze e qualità che possano contribuire a far crescere l’Italia. Il progetto, denominato “Per Fiducia”, è giunto così quest’anno alla sua seconda edizione, cambiando pelle rispetto alla prima per quanto riguarda la scelta dei filmmakers. Se l’anno scorso infatti la missione di realizzare tre corti che raccontassero il paese era stata affidata a tre registi di chiara fama come Ermanno Olmi con “Il premio”, Gabriele Salvatores con “Stella” e Paolo Sorrentino con “La partita lenta”, il compito di disegnare la nuova trilogia è stato consegnato questa volta a tre giovani talenti, ciascuno dei quali scelto dai tre artisti esperti. I contenuti e gli scopi però sono rimasti gli stessi: l’obiettivo è quello di dare spazio a vicende che spesso non catturano l’interesse generale, quando invece dovrebbero, descrivendo spaccati di vita quotidiana da tre diverse realtà del nostro paese cercando di far passare l’idea che anche nelle circostanze più ardue non bisogna cedere. Queste precise linee guida hanno ispirato i tre corti “La pagella” di Alessandro Celli, “L’ape e il vento” di Massimiliano Camaiti e “L’altra metà” di Pippo Mezzapesa, visibili anche in rete sul sito www.perfiducia.com/it

Il lavoro di Alessandro Celli, vincitore con “Uova” del David di Donatello 2008 come miglior cortometraggio, racconta l’incontro, nel carcere romano di Rebibbia, tra un padre detenuto (Marco Giallini) e suo figlio (il piccolo ma bravissimo Andrea Calligari), desideroso di mostrare al proprio genitore la pagella con dei bei voti, simbolo di una volontà di riscatto che il bambino vorrebbe che il padre facesse propria una volta uscito dal carcere, soprattutto per mantenere le promesse fatte a lui e a sua madre (Irene Ferri).

 

 

 Nel “L’ape e il vento” invece Camaiti, già direttore delle seconde unità della serie “Romanzo Criminale” descrive l’incontro tra un vecchio contadino solitario della Valle Maira, in Piemonte, Philippe Leroy che soccorre Elio Germano, giovane ingegnere in cerca di vento per installare nella zona impianti eolici, finito fuori strada con la sua automobile. I due sono accomunati, senza saperlo, da un passato segnato da un’esperienza dolorosa destinato a venir alla luce per una casualità partendo da una diffidenza reciproca che identifica la distanza fra due generazioni lontanissime.

 

     

                              

 

Il terzo corto infine, “L’altra metà”, forse il più meritevole, propone la storia di una donna, Piera degli Esposti, persasi dopo essere fuggita dall’ospizio per poter partecipare alle nozze della nipote, e un uomo, Cosimo Cinieri, pronto a darle un aiuto. Mezzapesa, vincitore anch’egli nel 2004 del David di Donatello per il miglior cortometraggio, porta i due anziani protagonisti in giro per il Salento, fra la consapevolezza della propria solitudine, provocata dalla perdita della moglie per lui e da figlie ormai disinteressate alla propria madre per lei, e la possibilità di provare anche nei confronti di persone sconosciute sentimenti che si credevano ormai appartenere al tempo passato.

 

 

Il progetto di Intesa San Paolo di utilizzare, seppur con l’estrema sintesi del corto, il cinema come mezzo per promuovere e infondere ottimismo e fiducia, raggiunge senza dubbio il suo obiettivo, dando anche l’opportunità a registi in erba di poter sfruttare un apparato produttivo che non è quello, povero, che solitamente si avvicina ai corti e la collaborazione di attori di ottimo calibro.