Tempera lattea, fluida, quasi acqua, copre, ombreggia, rivela i tratti di un dipinto. Siamo solo ai titoli di testa e Mike Leigh non esita a darci un primo assaggio, immergendo lo spettatore nel vivere quotidiano del protagonista, partecipando alla sua più intima essenza: il pittore e la tela, i colori e il pennello.

Il film biografico o biopic è un genere estremamente popolare che da sempre obbedisce a leggi immutabili. In termini d’azione, deve dimostrare il motivo per cui valga la pena cantare le gesta di un uomo tra tanti. Facciamo un esempio: The Aviator di Scorsese raggiunge la prospettiva ideale: da una parte perché dipinge Howard Hughes come uomo d’affari impegnato nel settore cinematografico; dall’altra perché ci consegna il fil rouge dell’ossessione mentale del protagonista in un percorso che si fa gradualmente psicosi. Questa drammatizzazione di una vita ha senso consegnandoci al fine la chiave di lettura del protagonista.

Mr. Turner (uno strepitoso Timothy Spall) non cerca fama e successo ad ogni costo. Tutto quadra: Mike Leigh è un autore interessato al quotidiano. L’appellativo Mr. è molto importante: non è il famoso pittore ad interessare l’autore di Segreti e bugie, ma un uomo il cui compito era quello di dipingere capolavori. Si sa che Leigh è un cineasta abituato a muoversi in un pre-scenario. Tale architettura in erba sarà successivamente arricchita al termine di un lungo lavoro che vedrà coinvolti tecnici e attori. L’interrogativo si pone per un film in cui il materiale di scena non può essere fittizio. L’approccio sarà dunque il seguente: studiare estesamente la vita del pittore per appropriarsene, trovare attori in grado di esercitare gesti non comuni come il dipingere e così incarnare la storia. Il film non cerca un senso agli episodi di vita di Turner, né mostra le vicende che lo riguardano legate da un rapporto di causalità. Alti e bassi, la sua vita si svolge sotto i nostri occhi. Le relazioni con i potenti, le rivalità tra pittori, le donne della sua vita. Tutto è presentato sotto forma di aneddoto. Mr. Turner, ci presenta il ritratto di un uomo in perpetuo movimento. L’artista si sposta per ogni dove osservando la natura: futuri soggetti per quadri a venire. L’uomo cammina senza posa, osservando, avido di immagini e colori. Leigh non si limita a ricostruire sullo schermo le opere del maestro, ma immerge lo spettatore nella loro visione. Pittore della luce, Turner è reputato tale per l’aura luminosa dei suoi dipinti. Quel che l’occhio cattura sarà fedelmente riportato su tela.

Atteggiandosi in un biascicar ringhiante, bestiale il più delle volte nel suo rapporto con le donne, l’artista non è tanto un uomo di genio quanto un coagulo di carne ed ossa, molti pregi e innumerevoli vizi. La storia raccontata non è un’agiografia né una caduta seguita da redenzione, ma la vita di un comune mortale che sa riconoscere il vero amore quando vuole, quando gli conviene. A chi è dedicato l’ultimo quadro del film? A una donna malata, la devota cameriera Hannah (Dorothy Atkinson) innamorata del padrone, alla mercé dei suoi capricci sessuali, incapace di negarsi. Morirà sola. La scorgiamo un’ultima volta singhiozzare nello studio vuoto del pittore mancato da poco.

Timothy Spall, Prix d’interpretation masculin a Cannes 2014, brilla in quello che chiunque definirebbe ruolo di una vita. La forza del film risiede in un solo corpo, in questa interpretazione rara.

 Chiara Roggino