Il mio amico Eric | di Alessandra Alfonsi 

<< IL MOMENTO PIU’ BELLO DI TUTTI? NON E’ STATO UN GOAL…MA UN PASSAGGIO>>

L’attante-aiutante del nuovo film di Ken Loach “Il mio amico Eric” è il campione francese del Manchester United Eric Cantona che, presentandosi come l’emblema femminile narrativo del naturalismo francese “Je suis Eric Cantona”, aiuta il postino Eric a ricongiungersi con il suo oggetto di valore.
In concorso allo scorso festival di Cannes e prodotto dallo stesso Eric Cantona, il film di Loach affronta i disagi e le difficoltà della middle-class inglese con uno sguardo insolito per il regista inglese, che sceglie di affidarsi al linguaggio introspettivo per scavare nella psicologia interiore del postino Eric risolvendogli i problemi con la sua prima ex-moglie attraverso il dialogo con Cantona e il ricordo delle principali azioni calcistiche dell’idolo dei sostenitori del Manchester United.
Il film, che ha l’unico difetto nel doppiaggio italiano di Eric Cantona, è una metafora calcistica sulla vita racchiusa nei dialoghi tra Eric il postino ed Eric Canton, come “Puoi cambiare moglie, cambiare fede, ma non puoi mai…mai cambiare la squadra per cui fai tifo”, nella scelta di un passaggio e non di goal come momento calcistico più importante nella carriera sportiva di Cantona esaltando in questo modo la collettività rispetto all`individualità, nella rappresentazione pacifica e non-violenta del tifo e nell’euforia che segue la realizzazione di un goal. La stessa operazione Cantona, finalizzata alla piena espressione dell’essere, è la sanzione, quasi pacifica, contro gli opponenti del postino.
Malgrado il calcio sia lo sport più seguito a livello mondiale, la cinematografia internazionale non vanta molti film: ad eccezione di lungometraggi che hanno scelto di raccontare l’evento calcistico e l’euforia del goal per affermare e per ribadire la difesa del valore della libertà come “Il terzo tempo” di Evgenij Karelov, trasposizione cinematografica della reale partita Start-Luftwaffe, giocata tra squadre di prigionieri nel 1942, “Fuga per la vittoria” di John Huston con Pelè, che sigla in rovesciata il goal del pareggio contro la nazionale tedesca in una partita propagandistica, e “Il Viaggiatore” di Abbas Kiarostami, girato nel 1974 prima della Rivoluzione Islamica.
Altre rappresentazioni filmiche del calcio sono affidate a documentari come “Maradona” di Emir Kusturica e “Zidane.Un ritratto del XXI secolo” di Parreno e Gordon, che grazie a particolari riprese raccontano la partita Real Madrid-Villareal del 23 aprile 2005 seguendo la prospettiva del calciatore francese.
La poca presenza filmica del calcio forse è da attribuire allo scarso appeal che questo sport ha negli Usa, dove è seguito principalmente quello femminile e dove sport nazionali sono il basket e il football americano, rappresentati invece in molte sequenze filmiche.