L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per Cinemonitor
E tutti risero, verrebbero da dire, parafrasando proprio il titolo di un fortunato film di Peter Bogdanovich. Ha impiegato un anno e passa a uscire, dopo l’anteprima alla Mostra di Venezia 2014, questo “Tutto può accadere a Broadway”, il cui titolo originale, più azzeccato, recita “She’s Funny That Way”, che potremmo tradurre “È divertente (o pazza) così com’è”. Al Lido fu un successo: capita spesso ai festival quando, in mezzo a disastri e desolazioni, spunta una commedia all’antica hollywoodiana. Di quelle survoltate e birichine, con un po’ di sesso e New York come sfondo, più le strizzatine d’occhio giuste: in questo caso “Fra le tue braccia” di Ernst Lubitsch, protagonisti Charles Boyer e Jennifer Jones, 1946.
Bogdanovich oggi ha 76 anni, portati bene, tanto che potrebbe evitare di tingersi i capelli. Purtroppo il suo ultimo film per le sale, “Hollywood Confidential”, risale al 2001; per fortuna la tv gli ha dato da vivere senza fargli troppo rimpiangere il grande schermo. Ma questa storia, nata tre lustri fa per lo scomparso John Ritter col titolo bizzarro “Squirrels to the Nuts”, scoiattoli alle nocciole, ha continuato a ronzargli in testa, finché due produttori indipendenti non sono riusciti a chiudere il progetto. All’insegna del risparmio: 30 giorni di riprese in tutto, bisognerebbe dirlo a certi registi italiani che pretendono 9-10 settimane.
Il cast prestigioso ha fatto il resto. Owen Wilson, Imogen Poots, Jennifer Aniston, Rhys Ifans, Kathryn Hahn, Illeanna Douglas hanno subito risposto sì al regista newyorkese, il cui nome dirà poco al pubblico dei ragazzi, ma non a chi da giovane vide “L’ultimo spettacolo”, “Paper Moon” o “Saint Jack”. In questo clima di affettuoso revival all’insegna della Hollywood che fu, tra omaggi a Lana Turner e Audrey Hepburn, non sorprende l’apparizione a sorpresa di Quentin Tarantino, nel ruolo di se stesso.
«Che cosa penso del cinema americano di oggi? Non voglio mordere la mano che non mi dà da lavorare» ironizza oggi con una punta d’amarezza Bogdanovich. «Ormai a Hollywood si fanno solo prequel, sequel, cartoni animati e film di super eroi. Le famose tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Ginger Rogers e Fred Astaire ballavano sul serio, Buster Keaton cadeva davvero a testa in giù. Chi se ne frega di Spider-Man che vola al computer tra i grattacieli?». E ancora: «Io preferisco girare film più piccoli, personali, senza l’ossessione di dover incassare 300 milioni di dollari nel primo week-end».
Non corre il rischio con “Tutto può accadere a Broadway”, anche se la commedia, dietro la patina nostalgica, appunto cinefila e citazionista, sfodera un cuore malizioso e una scrittura brillante, dove tutto torna, sin troppo forse, in una chiave da pochade, tra porte che si aprono e si chiudono, coincidenze, equivoci. Per la serie: «Una bella storia non dovrebbe essere rovinata dalla realtà».
Pensate a un film di Woody Allen, ma più frenetico e meno senile, soprattutto meno arancione nella fotografia. Si comincia dall’oggi: ormai lanciata a Hollywood, la giovane star Isabella “Izzy” Patterson rilascia un’intervista a una giornalista che vuol sapere tutto di lei. Così scopriamo che, appena due anni prima, faceva la escort, lei dice “La Musa”, finì nella stanza d’albergo di un regista teatrale, Arnold Albertson, ricevendo 30 mila dollari non per fare sesso ma per smetterla con quel mestiere e provare ad assecondare altre ambizioni. Incredibile? Non era la prima e forse non sarà l’ultima. Solo che Albertson è sposata con un’attrice, sta per mettere in scena a Broadway la commedia “A Grecian Evening” e la sgualdrina redenta si presenta per un provino: perfetta. Qui cominciano i guai, perché tutti nascondono qualcosa in materia d’amore. La frase chiave del film è: «Ridere fa bruciare le calorie più di ogni altra cosa». In effetti è così, o quasi…
Michele Anselmi