“Che ne sarà della radio dopo la pandemia?”. È l’interrogativo che Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3, ha posto ad apertura del suo intervento agli studenti del corso di Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo dell’Università di Roma La Sapienza, in occasione della lezione-evento promossa dalla docente Mihaela Gavrila. Se, come ormai appurato, l’attenzione dei cinefili si è spostata dalle sale alle piattaforme di streaming, la fruizione da parte degli utenti radiofonici, nel post-pandemia, è ancora caso di studio da parte degli addetti ai lavori. La radio, rispetto ad altri media, ha infatti la peculiarità di contaminarsi, inglobando all’interno del proprio linguaggio nuovi elementi.

“Ogni tecnologia si trasforma e vince chi ha la migliore capacità di adattamento – afferma Marino Sinibaldi – e il nostro mezzo offre notevoli possibilità. Negli anni è divenuto politicamente meno manipolabile, al contrario di quanto avveniva anni addietro, quando la radio rappresentava l’unico mezzo di comunicazione di massa”. La particolarità del mezzo radiofonico, in un momento storico caratterizzato da grandi divisioni qual era il Novecento, era di lavorare sull’udito, promuovendo lo sviluppo dell’alfabetizzazione dei paesi in epoca post-bellica. I politici facevano largo uso della radio (si ricordino le chiacchierate attorno al caminetto di Roosevelt) che è stata inoltre strumento del consumismo, finanziata attraverso la pubblicità.

Negli ultimi anni ci si è orientati su una fruizione di repliche a posteriori, scavalcando la diretta e perdendo l’elemento di condivisione. Si rivedono programmi radiofonici o televisivi su apposite piattaforme, difficilmente viene seguito in diretta il programma (se non in contesti casuali come la guida). “Quando fai un palinsesto, scommetti sul metabolismo di chi ascolta. Ci sono tutte ipotesi, che mirano a colmare desideri – sottolinea il direttore – e il fatto di poter disporre di qualunque cosa in ogni momento, inevitabilmente, retroagisce sulle tecnologie precedenti. L’utente preferisce ascoltare il programma all’ora desiderata e ciò va incontro all’obiettivo di personalizzazione del prodotto. In questo modo – chiosa Sinibaldi – costruisci la dieta, cade quell’elemento di condivisione tipico del Novecento. Oggi nulla è irripetibile”.

Matteo Maiorano