I più che conoscono Passi nella notte tendono a ricordarlo per la presenza di una diva come Barbara Stanwyck, all’ultima prova di una fulgida carriera cinematografica prima di cominciarne un’altra sul piccolo schermo. Quel thriller del 1964, molto più pregevole di quanto si legga in giro, porta la firma di un maestro. Di uno di quei cineasti geniali e troppo spesso dimenticati che vivono, tuttavia, nel cuore degli appassionati di un certo modo di intendere e di fare il cinema. A William Castle, maestro della serie B e “autore” nel senso più francese del termine, è dedicata una monografia, curata da Luigi Cozzi con la collaborazione di Nicola Lombardi e edita da Profondo rosso editore.

Passi nella notte – Il cinema di William Castle propone tutto quell’insieme di materiali che ogni fan del passi-nella-notte-il-cinema-di-william-castleregista avrebbe voluto leggere (in italiano) da molto tempo a questa parte. Dopo un’introduzione di Joe Dante, che a Castle ha dedicato il delizioso Matinée, un’analisi dettagliata dei suoi lavori, con ampi estratti da intervista all’interessato, portano il lettore dentro un mondo straordinariamente inventivo, fatto di grandi intuizioni, geniali trovate di marketing, pellicole che si sono meritate un posto nell’enciclopedia del cinema dello spavento. Chi ha iniziato a leggere questo articolo, del resto, sa già che la filmografia del nostro comprende titoli come Macabro, La casa dei fantasmi, Mr. Sardonicus e Il mostro di sangue.
Tornando all’incipit di questa breve recensione, è davvero ottima l’idea del curatore di prendere in prestito il titolo italiano (quello originale è The Night Walker) di uno dei film, a conti fatti, meno celebri del regista, per quando possa essere celebre un film di Castle.

Perché il volume propone una vera e propria camminata in un cinema che non c’è più, straordinariamente divertente, a suo modo romantico, certamente spaventoso e sardonico insieme, un territorio da esplorare e conoscere nella maniera più approfondita possibile. Nel prezioso volume, inoltre, sono pubblicati contributi di Terry Castle, la figlia di William, del produttore Aubrey Schenck, dei critici Tom Weaver e Charlie Largent; in chiusura due interviste, allo sceneggiatore-partner Robb White e all’attrice Jo Morrow, e una storia della Columbia Pictures.

«Fino a oggi non mi sembra di aver visto all’opera nessun altro regista horror vulcanico e imprevedibile com’è stato, nella sua epoca, William Castle». Parola di Joe Dante.