Il mercoledì dalle 23:15 (ma: attenzione, ai palinsesti piace cambiare!) va in onda la terza stagione di “Una pezza di Lundini”: forse l’esperimento più coraggioso ed innovativo della Rai negli ultimi anni.
L’idea, di Valerio Lundini e Giovanni Benincasa, nasce da una trovata meta-ironica; ossia fare finta che la trasmissione sia un “tappa buchi” che va in onda in sostituzione di un altro programma. Lundini e gli altri comici presenti, tra tutti la bravissima Emanuela Fanelli, interpretano il ruolo di conduttori ed ospiti goffi ed impreparati che fanno satira sulla TV e sulla società italiana con umorismo e sagacia.
I modelli di riferimento sono “Il caso Scafroglia” di Corrado Guzzanti e gli storici “Indietro tutta” e “L’altra domenica” di Renzo Arbore e Nino Frassica. Fu proprio Frassica a scoprire il talento di Lundini tramite i suoi video condivisi sui social e a dare inizio alla sua carriera da autore per Radio2 e Rai2, inizialmente per la trasmissione radiofonica “610”, per poi approdare a programmi come “Programmone”, “Battute?” e “L’altro festival”. Fino ad arrivare, nell’autunno del 2020, a “Una pezza di Lundini”, progetto in cui può dare libero adito al suo estro e alle sue tante idee innovative.
Quella del conduttore è una comicità caratterizzata da un nonsense a tratti demenziale, dietro al quale si cela, come spesso accade, grande intelligenza nel prendere in giro l’intrattenimento commerciale italiano. Il programma si struttura in un’alternanza di sketch comici, videoclip in esterna e interviste in cui gli ospiti talvolta sono complici dell’eccentricità del padrone di casa, talaltra sembrano spiazzati dalle trovate assurde dell’intervistatore, il quale, invece, riesce a mantenere un volto inespressivo. È proprio questo a turbare gli intervistati: il fatto che non si capisca se il loro interlocutore sia serio oppure stia scherzando.
Nel valutare il successo della trasmissione, modesto in termini di share e di numero di spettatori, non si può non considerarne la popolarità che riscuote sui social e negli streaming su Rai Play. Infatti, il target giovane – composto da millennials un po’ nerd – è probabilmente poco disposto ad accettare le imposizioni di una logica da palinsesto. Piuttosto che doversi sintonizzare tutte le settimane lo stesso giorno e alla stessa ora, lo spettatore della “pezza” (questo il soprannome dato sui social) è sicuramente più abituato ad una fruizione libera da vincoli spazio-temporali e quindi guarda il programma quando e dove vuole attraverso gli apparecchi elettronici.

Giovanni Vitale