L’angolo di Michele Anselmi

Magari non faccio testo, anzi sicuramente: tra gli attori americani che preferisco in assoluto ci sono Kevin Costner e Diane Lane, l’uno classe 1955, l’altra 1965. Quindi sono di parte nel proporvi “Uno di noi”, il film scritto e diretto da Thomas Bezucha che si può vedere su Sky Cinema da qualche giorno. Risale al 2020, è uscito fugacemente nelle nostre sale l’estate scorsa, in quelle americane andò pure benino. Non è proprio un western, ma volendo si può vederlo così: per le dinamiche, le atmosfere, i riferimenti al mondo dei cowboy, l’ambientazione.
Montana, 1961: la matura coppia Blackledge, George ex sceriffo di Contea, Margaret ex cavallerizza provetta, piange ancora la morte del figlio, morto cadendo dalla sella in riva al fiume. Il giovanotto viveva nel ranch dei genitori insieme alla moglie Lorna e al piccolo Jimmy, ma dopo quella morte tutto è cambiato. Lorna ha incontrato un altro uomo, un tal Donnie Weboy, s’è sposata con lui, infine accettando di partire per il North Dakota insieme al figlioletto molto affezionato ai nonni. Infatti qualcosa suggerisce ai Blackledge che il bambino non è felice nella nuova situazione, sicché salgono sulla vecchia station-wagon alla ricerca dei tre. Ma l’arrivo a Gladstone, dopo varie tappe, non sarà gradevole: la spietata matriarca Blanche Weboy, che sembra uscire da un film di gangster anni Trenta, non ha nessuna intenzione di restituire Jimmy ai due stranieri…
Recita “Let Him Go”, cioè “lascialo andare”, il titolo originale di questo film malinconico e crepuscolare, a suo modo minimalista, un po’ alla Clint Eastwood (pure nelle musiche), dove sembra non succedere nulla finché i Blackledge non si ritrovano, invitati a cena nel mezzo del nulla, al cospetto dell’orribile famiglia Weboy. Solo a quel punto George capirà, nel crescendo di una tensione ben orchestrata da Bezucha, che la faccenda non prenderà una piega pacifica.
Costner e Lane, nonostante i dieci anni di differenza, stanno benissimo insieme sullo schermo, lui coi capelli a spazzola e gli stivali western, lei con qualche ruga forse aggiunta al trucco e il grigio nei capelli. Mentre la notevole Lesley Manville, peraltro inglese, cesella la loro antagonista, una vera forza del Male sotto i boccoli biondi. Echeggiano canzoni country come “Sweet Dreams” di Patsy Cline e “Oh Boy” di Buddy Holly & the Crickets, ma Bezucha non esagera col “colore” locale: ci sono molti silenzi, la natura è potente, affiora anche, grazie a un bel personaggio di sradicato, la condizione deprimente dei nativi americani (gli indiani), spossessati della loro lingua, delle loro tradizioni. Insomma consiglio di vedere “Uno di noi”, specie nella versione in inglese coi sottotitoli, anche se è stato doppiato bene.
PS. Battuta cruciale sempre valida (la sospira un rassegnato Costner alla moglie): “Non cominciare mai ciò che non puoi finire”.

Michele Anselmi