A meno di tre settimane dall’inizio di quella che si annuncia come la tre giorni degli Oscar delle Webserie abbiamo posto alcune domande alla Direttrice Artistica del Romawebfest: Janet De Nardis.
Quali emozioni sta vivendo in questi giorni frenetici prima del festival la sua creatrice?
Come il direttore generale Max Gigliucci, sto vivendo un momento di grande impegno ed ovviamente emozione per tutte le cose che dobbiamo ancora fare… Questa prima edizione l’avevamo pensata più in piccolo, ma è cresciuta strada facendo e l’impegno è tantissimo. Il Romawebfest ad oggi ha già segnato un momento importante nella storia di questo linguaggio espressivo: a Venezia ha fatto parlare ufficialmente di webserie al Direttore Generale Cinema Nicola Borrelli, all’Anica e alla Lazio film Commission. Le webserie d’ora in poi non saranno più considerate audiovisivi di serie B, bensì riconosciute prodotti filmici di valore. Il festival ha l’obiettivo di favorire la crescita di un mercato delle webfiction e grazie al coinvolgimento delle istituzioni, delle tv, dei produttori e di tutti i media, ci stiamo riuscendo. Le webserie, oggi, sono spesso di scarsa qualità e non sempre frutto di “grandi” intuizioni, ma talvolta si incontrano prodotti bellissimi che non avrebbero avuto modo di crescere con i mezzi tradizionali. Il Romawebfest nasce come vetrina per selezionare i prodotti che possono interessare chi ha i mezzi per svilupparle sia sulla rete che altrove.
Le webserie, lo sappiamo, sono creature molto delicate: per poter cogliere la loro reale essenza non basta guardarne il solo pilot o una manciata di episodi. Quali criteri avete adottato nel selezionare le serie per il concorso?
Prima di tutto abbiamo cercato di analizzare se il prodotto presentato fosse davvero una webserie. Molto spesso si tratta di lavori ibridi, con un’essenza e uno stile più cinematografico e televisivo. Poi l’originalità e l’immediatezza della storia, il linguaggio, il ritmo, la tecnica, la community ad esso legata (quindi la capacità di coinvolgere il pubblico della rete), l’interpretazione…
Recenti studi hanno dimostrato che i giovani trascorrono, ormai, molto più tempo navigando in rete piuttosto che incollati alla TV. In virtù di tali nuovi scenari come immagini il futuro dell’entertainment di massa? In quanto al cinema?
Credo che vivremo una realtà sempre più crossmediale, in cui la televisione sarà influenzata dal web e in alcuni casi
(non in tutti) sarà da esso sostituita. Credo che le webserie in particolare siano “fucine” di sperimentazione, attraverso le quali scoprire nuovi protagonisti e nuove idee per elaborare anche al cinema e in tv un linguaggio più vicino ai giovani. Il cinema italiano è in forte crisi, ha molti blocchi e questa è l’occasione per rinnovarsi e magari andare al di là dei confini italiani.
Michele Pinto