di Eugenio Scalfari per "L`Espresso"

Sono andato a vedere il film di Cameron, `Avatar`, mi sono messo gli occhialetti e per poco meno di tre ore ho partecipato a quello spettacolo. La partecipazione ti viene imposta dalla tecnologia, non è una libera scelta ma un fatto necessario. Se il film ti piace ne ricaverai piacere, se non è di tuo gusto resti comunque incatenato alla tua poltrona per sapere come andrà a finire e non ti puoi distrarre o sonnecchiare perché quelle figure, quei paesaggi, quelle spore, quegli animali sono lì con te, danzano o si azzuffano sul tuo naso e tu sei con loro. Magari all`uscita tirerai un respiro di sollievo ma quelle tre ore ti saranno volate.

Avevo letto con interesse gli articoli che l`hanno presentato prima ancora che fosse messo in distribuzione. Ce ne erano di favorevoli, di neutrali e di decisamente contrari. `Il Foglio`, tanto per citarne uno, aveva lanciato una vera e propria campagna `pro`, Natalia Aspesi aveva analizzato i `pro` e i `contro` con la sua consueta intelligenza arrivando ad un saldo positivo. Roberto Faenza, da uomo del mestiere, pur riconoscendo i meriti tecnici e l`invenzione del regista e sceneggiatore, aveva dato l`allarme: un film costato 200 milioni di dollari funziona come una gigantesca pompa aspirante sul mercato; rastrella le risorse dei distributori, abitua il pubblico ad un prodotto che non può avere rivali, cancella gli attori, monopolizza per mesi le sale e successivamente le emittenti televisive. E soprattutto – così scrive Faenza – scaccerà l`elemento umano dal cinema. Resteranno soltanto il regista, il computer e gli effetti speciali.

Adesso che anch`io l`ho visto e tenendo conto che appartengo ad una cultura agli antipodi di quella che ha ispirato `Avatar` pur non avendo perso la curiosità verso le cose nuove, faccio le seguenti considerazioni.

1. Faenza ha ragione quando prevede che se Hollywood si metterà su quella strada l`effetto sul mercato dei prodotti cinematografici sarà la nascita di un monopolio globale, esteso a tutto il pianeta. Il dialogo è infatti schiacciato dalle immagini, la struttura stessa di quel prodotto non prevede la necessità di traduzioni, le didascalie scritte in varie lingue sotto alle immagini sono più che sufficienti.

2. La constatazione che quel tipo di film cancella gli attori e ogni altro soggetto all`infuori del regista, del computer e degli effetti speciali è esatta solo in parte. Gli effetti speciali usati in quelle dimensioni richiedono eccezionali dosi di fantasia. La loro messa in scena non può essere affidata ad un piccolo gruppo di esperti artigiani: ci vuole un sovrappiù d`immaginazione collettiva e una realizzazione di disegni da animare che richiedono una rifinitura estremamente difficile. Infine il produttore, i manager, i distributori, i proprietari delle sale, le banche finanziatrici, saranno alle prese con cifre molto elevate e dovranno vigilare con estrema attenzione affinché un prodotto così costoso non si riveli un flop anziché un clamoroso successo commerciale. Il boom della prima volta significa poco, bisognerà attendere una seconda e una terza volta prima di puntare tutte le carte su quell`innovazione.

3. `Avatar` mi ha ricordato il giornalino `L`Avventuroso`, che fu l`appassionante lettura della mia generazione quando eravamo tra i 10 e i 15 anni. L`impero di Ming, Gordon e la sua compagna (uomo e donna bianchi), un mondo di astronavi e di guerrieri armati di razzi modernissimi ma anche di archi e frecce all`antica; città sospese nell`aria; uomini-falchi e uomini-pesci. Non paragono un giornale per ragazzi degli anni Trenta del Novecento con un film tecnologico del 2010, ma la grammatica di base è la stessa e gli stessi sono gli stereotipi.

4. Oltre all“Avventuroso` mi è però venuto in mente anche il film `Il soldato blu`, d`una trentina di anni fa. Fu il primo della tradizione `western` che rifece la storia della conquista del West mettendosi dalla parte dei vinti. In `Avatar` è la stessa cosa: nel finale i `marines` aggressori si ritirano disfatti e il `soldato blu` che era uno di loro assume l`identità dello strano popolo che vive a Pandora, pacifico ma guerresco se deve difendere il proprio territorio e la propria indipendenza.

5. Ci sono messaggi filosofici in `Avatar`, messaggi culturali, messaggi religiosi. C`è il senso della trascendenza, la presenza d`una Grande Madre il cui ideale è quello della giustizia. C`è il sentimento amoroso. Un grande rispetto per la natura. Il messaggio è di amore e di pace, corroborato dal finale.

6. Ma `Avatar` è un film d`azione per eccellenza e l`azione riposa inevitabilmente sulla guerra, altrimenti diventerebbe non un film ma un documentario del `National Geographic`. Il messaggio pacifista c`è ed è forte, ma nove decimi del film raccontano una guerra di distruzioni e devastazioni. I morti sono pochissimi ma le rovine immense.

Concludo: `Avatar` merita d`esser visto. Personalmente preferisco `Il Gattopardo` e `Casablanca`, Louis Armstrong al `rock`. Ma io sono datato, perciò le mie preferenze vanno trattate con molta cautela.

(28 gennaio 2010)