La Mostra di Michele Anselmi per Cinemonitor | 2

Va preso per antifrasi, direi, il titolo del nuovo film di Andrea Segre, chiamato ad aprire, il 1° settembre, le Notti Veneziane legate alle Giornate degli autori, sezione parallela e autonoma della Mostra del cinema. Recita infatti “Welcome Venice”, in inglese, ma trattasi di un benvenuto acre, pure malinconico, forse rassegnato, perché il regista di Dolo, classe 1976, che si fece conoscere con “Io solo Li” ambientato a Chioggia, non sembra incline all’ottimismo su quanto sta accadendo nella città lagunare. Il tema è la cosiddetta “gentrificazione”, ovvero lo spopolamento dei quartieri storici: le antiche case vanno a ruba per essere trasformate in bed & breakfast di lusso, i residenti spesso accettano cifre ingenti per trasferirsi sulla terra ferma.
Ci sono tre fratelli cinquantenni, Alvise, Pietro e Toni: il primo, benestante, affitta case ai turisti e non sa nemmeno nuotare; gli altri due sono moecanti, cioè pescano le moeche, i gustosi granchi lagunari che in autunno e in primavera perdono il carapce in attesa di una corazza più solida, e in quella fase diventano appunto teneri e deliziosi, da assaporare fritti in pastella.
Nel prologo vediamo i tre festeggiare nella vecchia casa paterna alla Giudecca, insieme a mogli e figli. Ma qualcosa stride, l’esibita concordia nasconde una tensione sottopelle. Che si farà concreta quando, dopo un’inattesa tragedia sul lavoro, i due fratelli rimasti finiranno con lo scannarsi su quella casa: Alvise vuole venderla e farne un ricco investimento, Pietro non intende lasciarla, lui vuole continuare a pescare moeche.
Severo, livido nei colori, fatto anche di silenzi e dialoghi smozzicati, con musiche solo in chiave diegetica, il film di Segre, scritto con Marco Petterello, racconta una sfida che, avrete capito, non è solo fraterna. Due idee di Venezia si riflettono nello scontro tra i litiganti, ciascuno dei quali custodisce una parte di ragione: il borghese Alvise vuole usare gli “schei” anche per aiutare la vedova di Toni; il proletario Pietro, reduce dal carcere e fissato con le trame dei film, non saprebbe come vivere senza le moeche. La tensione esploderà in un finale a effetto, assai efficace sul piano visivo e drammaturgico.
I veneti Andrea Pennacchi e Paolo Pierobon incarnano bene i duellanti, in un mix di rancore e disagio, favoriti dalla conoscenza del dialetto; ma non sono da meno Roberto Citran e Ottavia Piccolo (da anni l’attrice bolzanina vive felicemente al Lido). Dove vederlo? Dal 9 settembre nelle sale con Lucky Red e Parthénos.

Michele Anselmi