Un pugno nello stomaco. “Welcome”, come benvenuti nell`inferno di Calais. Cuore d`Europa, ponte verso il Regno Unito. Dal quale si scorgono come un miraggio le bianche scogliere di Dover, meta del giovanissimo Bilal, curdo in fuga dalla guerra. Clandestino a caccia di un destino migliore: sogna di giocare nel Manchester United. Alla ricerca della sua Mina, segregata dalla famiglia in Inghilterra. Come Romeo contro tutto e tutti, forte di un amore puro, nuota verso la sua Giulietta. Sì perché Bilal con l`aiuto dell`istruttore Simon vuole attraversare la Manica. Con una semplice muta indosso, in pieno inverno, sfidando le correnti e il gelo. E` l`unica via per superare i controlli.

Un film nero, senza speranza, che ti scava dentro un buco. Opprimente. Che ti lascia senza fiato. Come il giovane protagonista che tenta invano, chiuso in un tir, di abituarsi a respirare in un sacchetto di plastica, per evitare la polizia di frontiera.

E` la storia di tanti come lui, pesci in una rete dalle maglie ogni giorno più fitte, vittime di una legislazione sempre più dura. La Francia punisce i cittadini che aiutano i clandestini, ormai è pericoloso persino dare loro un piatto caldo.

Firat Ayverdi, alla sua prima esperienza, intenso e vero. Un magnifico Vincent Lindon nel ruolo del maestro di nuoto.

Philippe Lioret a firmare la regia, è autore anche del soggetto (ricorderete “The Terminal” di Spielberg, era sua l`idea originale). Musiche ossessive e struggenti di Nicola Piovani.

 Francesca Bani