Presentato durante la 68ma Mostra del Cinema di Venezia del 2011, Wilde Salomé approda solo ora nelle nostre sale in una versione leggermente tagliata rispetto all’originale. Film dai molteplici dualismi: lo scrittore e il dramma, il teatro e il cinema, Estelle Parsons quale registra di teatro, Al Pacino quale regista di cinema. Pacino vuole fondere cinema e teatro facendone una cosa nuova e destinandola a un pubblico di nicchia. Un progetto ambizioso nato sia dalla passione che dall’immedesimazione dell’attore-regista nei confronti del celebre scrittore per quel desiderio di saltare nel buio che li accomuna.

Il risultato è un’opera sperimentale, il “collage di un film” come lo descrive il regista, che passa per scenari differenti l’uno dall’altro: ecco che dal palcoscenico di un teatro veniamo catapultati nel deserto, poi torniamo a teatro, giungiamo nell’affascinante Irlanda, terra di origine di Wilde e, infine, ci ritroviamo su un treno che potrebbe far pensare al viaggio metafisico dello spettatore alla scoperta del più controverso e scandaloso lavoro di Oscar Wilde, Salomè (1891) appunto. Come tutti sanno, la pièce racconta del Re Erode che si innamora della figliastra Salomè, innamorata a sua volta di Giovanni Battista; all’epoca, il dramma venne considerato talmente scabroso da essere vietato e fu rappresentato per la prima volta a Parigi solo cinque anni dopo la sua pubblicazione, nel 1896.

Ad accompagnare il regista in questo sorprendente viaggio, non solo l’attrice Jessica Chastain, una fantastica Salomè, ma anche numerose guest-star che hanno voluto offrire il loro contributo per dare un’immagine dello scrittore il più esaustiva possibile. Alla domanda Cosa vorrebbe che gli spettatori si portassero dietro da questa esperienza”, Al Pacino risponde con la chiave di lettura più giusta per accedere al senso profondo del suo film. “Se dopo la visione il pubblico pensasse ‘dovrei leggere di più Oscar Wilde, è interessante, voglio conoscerlo meglio’, per me sarebbe il più grande successo”. Wilde Salomé vuole stimolare la curiosità dello spettatore, cerca di trasmettere la complessità del personaggio, immergendolo in un racconto tanto schizzato quanto sincero e autentico. Dal 12 maggio nelle nostre sale.

Stefania Scianni