L’Irish Film Festa ha rappresentato dal 2007 lo spirito di partecipazione e saldo contatto tra la cultura irlandese e quella italiana. L’edizione del 2022, partita nelle giornate del 21 e 22 maggio e che si concluderà il 24 luglio, ha riservato ai partecipanti delle vere e proprie sorprese. L’evento, creato e diretto da Susanna Pellis con il sostegno dell’Associazione Culturale Archimedia e realizzato in collaborazione con l’Irish Film Institute, ha presentato quattro pellicole in anteprima assoluta nella cornice della Casa del Cinema di Roma. Prima tra tutte e considerabile come la vera sorpresa di questo Festival è stata il film di animazione “Wolfawalkers – Il popolo dei lupi” (2020) di Tomm Moore.

Il regista, cofondatore dello studio cinematografico e di animazione irlandese Cartoon Saloon, ha realizzato un ritratto variegato della storia d’Irlanda, portando lo spettatore in una Kilkenny del XVII secolo dominata da un panorama a metà tra fiaba e storia. Oltre ad aver presentato una rielaborazione della fiaba tradizionale, Moore ha dato vita ad un animazione complessa, costruita su disegni dalle geometrie accentuate e allo stesso tempo da movimenti e composizioni assai fluide. In tutta l’opera si assiste ad un continuo richiamo al folklore irlandese, non a caso il colore dominante risulta proprio il verde, simbolo dell’isola di smeraldo, che Moore ripropone in quasi tutte le sue gamme e varietà. Forti sembrano essere i riferimenti alla “Principessa Mononoke” di Hayao Miyazaki e alle pellicole Disney, in quanto il contrasto tra il mondo degli uomini e la natura, così come la stessa presenza dei lupi nel ruolo di guardiani della foresta sembrano essere ripresi come omaggio dall’opera del maestro nipponico. La storia si dirama su vari livelli esplorando molteplici temi come l’ambientalismo, la lotta per l’indipendenza e i drammi familiari.

L’animazione, come detto, gioca un ruolo fondamentale in quanto suggerisce le forme dei disegni come chiare metafore del tema trattato. Ad esempio, la realtà della foresta viene mostrata come dominata da una naturale armonia, dove gli animali sembrano diventare parte di un’unica entità, fattore in chiara contrapposizione alla città di Kilkenny dove gli abitanti vivono divisi tra ricchi e poveri, dominatori ed oppressi e dove il panorama esalta geometrie monotone, in linea con il tema della divisione nel mondo umano. La stessa lotta per l’ambiente prende nel caso della foresta dei tratti melodici, i lupi nell’attaccare in branco vengono mostrati a seconda delle riprese come parti di un qualcosa di più grande, capaci di assumere le forme di vari fenomeni naturali, come tornado, onde e venti. Il messaggio ambientalista trasmesso dall’opera risulta essere in linea con il pensiero di Moore, che non manca di porre l’accento sull’impeto “civilizzatore” dell’antagonista, che con arroganza tipica dei colonizzatori reclama gli spazi degli altri esseri viventi. “Wolfwalkers – Il popolo dei lupi” nel complesso presenta una struttura narrativa lineare, tipica della fiaba tradizionale, accompagnata però da temi e riflessioni attuali e ben esplorati in quello che può essere definito un pattern di colori, folklore e umanità.

Giordano Xefteris