L`angolo di Michele Anselmi | Pubblicato su Il Riformista
Girando un film all’anno, magari pure troppi, Woody Allen ne azzecca uno sì e uno no. Già un’ottima media, s’intende. Ma era da tempo che il cineasta newyorkese non appariva baciato da un simile stato di grazia. Venerdì esce in 350 copie, targato Medusa, “Midnight in Paris”. A prima vista sembrerebbe l’ennesima commedia “turistica”, una delle tante firmate da Allen di recente vagando qua e là per l’Europa in cerca di finanziamenti. Non è così: racchiuso nella misura aurea di 94 minuti, il film è un piccolo capolavoro che custodisce, sotto la cornice da “divertissement” parigino, un palpito malinconico, forse nostalgico ma per nulla senile, anche una riflessione sulla percezione che ogni generazione, non solo artistica, ha della cosiddetta età dell’oro, unica e irripetibile.
Durante le riprese s’è molto chiacchierato dell’innocua comparsata di Carla Bruni, nei panni di una guida turistica che istruisce gli stranieri sotto il “Pensatore” di Rodin. Ma il film è nutrito di ben altre suggestioni e presenze. Indispettito da quella compagnia pedante e rozza insieme, il giovanotto innamorato della Parigi che fu si ritrova infatti ogni notte, come per incanto, proiettato nei prediletti anni Venti. Un sogno che si concretizza nello stupore crescente di Gil, messo a tu per tu con i suoi idoli culturali: Cole Porter che suona al piano “Let’s Do It”, Scott Fitzgerald e l’infelice Zelda, Ernest Hemingway che sentenzia «Non scrivi bene se hai paura di morire», Pablo Picasso, Gertrude Stein, Salvador Dalì fissato coi rinoceronti, Man Ray, Jean Cocteau, Josephine Baker, perfino Luis Buñuel, al quale suggerirà la situazione claustrofobica di “L’angelo sterminatore”.
Facile? Può darsi. Ma è il tono a fare la differenza. Guidato dalla soave Adriana, l’amante di Picasso, Braque e Modigliani incarnata da Marion Cotillard, Gil procederà a ritroso fino alla Belle Époque, incontrando perfino Lautrec e Degas, prima di accorgersi, appunto, che la mitizzata età dell’oro forse non esiste. «Voi siete surrealisti, ma io sono normale» si arrende l’americano di fronte a Dalì che arriccia il baffo e fa gli occhi da matto. E intanto ha rifilato a Zelda una pasticca di Valium, la pillola del futuro, perché non si butti nella Senna. In fondo siamo tutti Gil, sembra dirci Woody: basta crederci e risvegliarsi in tempo. Se poi, sotto l’acquazzone, arriva anche una bella ragazza bionda, tanto meglio.