L’angolo di Michele Anselmi
Viste, con qualche ritardo, le prime due puntate della molto attesa quinta stagione di “Yellowstone”, su Sky Atlantic. In tutto sono quattordici, otto si vedranno in queste settimane, due alla volta, le altre sei più avanti nel tempo (così è andata anche negli Stati Uniti). Come mi paiono? Un po’ loffie, ma è anche vero che c’è parecchia carne da mettere al fuoco e nei prossimi sei episodi ne succederanno di tutti i colori. Di sicuro Kevin Costner, ormai pagato 1 milione e 200 mila dollari a puntata e pure produttore esecutivo, sembra un po’ svogliato, esattamente come il suo John Dutton appena diventato governatore del Montana.
L’ultrasessantenne ranchero si ritrova nella sontuosa sede istituzionale di Helena dove molto s’annoia, vestito scuro, cravatta e camicia, Stetson nero in testa; la politica non fa per lui, ma la figlia l’ha costretto ad affrontare quel passo e adesso l’aspettano quattro anni da passare lontano dalla sua amata tenuta a rischio fallimento (magari è anche un modo escogitato dallo sceneggiatore Taylor Sheridan per farlo stare meno in scena). S’intende che Dutton non si farà mettere i piedi in testa da nessuno: dichiara subito guerra ai “non residenti” alzando loro le tasse e spara nel discorso inaugurale che il Montana non può essere il parco giochi di newyorkesi e californiani, tanto meno terra di avida speculazione edilizia. Vedremo come la bieca multinazionale proverà a mettergli i bastoni tra le gambe (intanto è arrivata in aereo una diabolica sventolona pronta a lavorarsi Jamie, l’anello debole della famiglia Dutton).
Probabile che Costner, alle prese con un progetto-kolossal intitolato “Horizon”, un western che parte dalla Guerra civile americana, affollato di personaggi, per un totale di undici ore da dividere in quattro parti, si sia un po’ stufato del “pianeta Dutton”; eppure proprio a “Yellowstone” deve la sua riacquistata popolarità e un notevole conto in banca. Ciò detto continuo a pensare che la voce italiana scelta per l’attore americano, al posto dello “storico” Sandro Acerbo, sia completamente sbagliata. Trattasi di Massimo Lodolo, bravo doppiatore in genere specializzato in ruoli da cattivo; e infatti attribuisce a Dutton delle tonalità e delle sfumature da “villain” che in originale non ha. Per questo, ripeto: se vi piace la saga di “Yellowstone” vedetela in lingua originale coi sottotitoli, è tutta un’altra cosa.
Michele Anselmi